Google e la privacy dei veleni

Roma – Una tormenta di critiche, in seguito alla privacy a servizi unificati sbandierata dal gigante Google alla fine dello scorso gennaio. “Stiamo eliminando oltre 60 diverse norme sulla privacy in tutti i servizi Google per sostituirle con una normativa unica, più breve e di più facile comprensione”. Così l’annunciata rivoluzione di Mountain View, una vistosa spremitura di lunghi e pedanti documenti che investono la privacy di milioni di utenti.

L’attivissimo senatore democratico Edward Markey è stato però categorico: gli utenti di BigG devono assolutamente avere il diritto di controllare il livello di condivisione delle proprie informazioni personali. Stabilire con chiarezza quali tipologie di dati vadano rastrellate dal colosso californiano attraverso l’integrazione dei suoi numerosi servizi web. Da Gmail a YouTube, da Picasa al tradizionale search.

Il carnet di servizi coinvolti non sarà però al gran completo. Google Books, Wallet e il browser Chrome resteranno ancorati a policy addizionali in materia di privacy. Questioni meramente legali, che non impedirebbero – almeno secondo gli osservatori più attenti e critici– l’integrazione dei dati con quelli rastrellati attraverso gli altri servizi. La Grande G sarebbe infatti ormai pronta a trasformarsi in un gigantesco portale online.

E le nuove policy semplificate – per “creare un’esperienza d’uso che sia meravigliosamente semplice e intuitiva per tutti i servizi Google”, ha spiegato BigG – tratteranno le attività di Docs, YouTube o Gmail in un unico calderone. Una spremitura che ha trovato il favore del Commissario Europeo Viviane Reding: quello di Google sarebbe un passo “nella giusta direzione”, per aggiornare la tutela della privacy al nuovo stato dell’arte sul web.

Opinione non condivisa dalle autorità di Francia e Irlanda, che hanno mostrato l’intenzione di avviare un’inchiesta sui nuovi documenti annunciati da Google (in vigore dal prossimo 1 marzo). La transalpina Commission nationale de l’informatique et des libertés (CNIL) vorrebbe infatti capire come verranno trattati i dati degli utenti, in particolare quali tipologie di informazioni verranno trasferite verso quali soggetti terzi.

Fonte: PI: Google e la privacy dei veleni.