CULTURA – REplay – IL MIO GROSSO GRASSO MATRIMONIO GRECO

A cura di Viviana Gaggiotti

Non lasciare che il passato ti dica chi sei, ma lascia che sia parte di ciò che diventerai.

Il filone cinematografico incentrato sulle differenze razziali e culturali si arricchisce ogni giorno di nuove pellicole. Si tratta di un argomento sempre attuale e che richiama l’attenzione di ogni individuo.
Partiamo ad esempio dal mondo del calcio. Nonostante l’adagio “l’importante è partecipare”, molte amicizie si interrompono oppure non decolleranno mai a causa di una sconfitta a calcetto o, peggio ancora, per la fede sportiva divergente.
Questo esempio potrà apparire banale a chi non si intende molto di sport, ma basterà trasportare la situazione in ambito politico, scolastico, musicale, per capire che a volte piccoli pregiudizi possono pilotare le nostre scelte umane.
Ciò accade perché viviamo sempre e comunque, volenti o nolenti, immersi in una doppia identità: quella che ci identifica in quanto singoli e quella “di gruppo”. Il team di riferimento può variare dalla squadra di calcio preferita alla nazionalità, ma in ogni caso dirà qualcosa di noi.<br>Questa è la realtà che si trova ad affrontare la giovane protagonista del film “Il mio grosso grasso matrimonio greco”, che ha sbancato i botteghini nel 2002 e che torna come carta vincente in onda a più riprese in televisione.
Toula Portokalos è una trentenne greca ancora molto legata alla sua famiglia di origine, trapiantata in America sin dalla sua nascita. I suoi genitori sono molto protettivi e conservatori, così come tutti i parenti che con loro si sono spostati nel nuovo continente formando un vero e proprio clan. Difficile svincolarsi da una sorta di “Grande Fratello”familiare, in cui tutti sanno tutto e ciascuno vive di un’etichetta.
Ma Toula non vuole diventare la caricatura di se stessa e decide di mandare in frantumi l’immagine di ragazza bruttina e zitella per riappropriarsi della sua vita al di là dei giudizi della famiglia, che le pioveranno addosso in maniera incontrollata. Un gentiluomo appare sul suo cammino: Ian Miller, insegnante di letteratura vegetariano nonché americano doc. Lui aprirà l’ombrello che la riparerà dallo scroscio di commenti che colpiranno la giovane coppia, che ha osato mescolare le due etnie.
Interrompendo la tradizione di famiglia, Toula decide di sposare il suo Ian. D’altronde, come potrebbe non cedere ad un uomo che le sussurra: “Ti amo perché ho incominciato a vivere quando ti ho conosciuto.” ?
Così tra mille risate e sapori, grazie alla saggezza del padre della protagonista ed alla dolcezza di sua madre, riscopriamo l’importanza dell’amore, che tutto unisce e nulla distrugge ma tutto trasforma.
Infatti, con il suo discorso di matrimonio, Nick Portokalos afferma che: ” “Oggi riflettevo… e pensavo che il cognome ‘Miller’ deriva dal greco! E significa ‘mela’! E come molti sapranno ‘Portokalos’ vuol dire ‘arancia’ in greco! Quindi oggi qui riuniti siamo arance e mele! Quello che intendo è… non importa se siamo molto diversi… tanto siamo tutti frutta!”.