‘Ndrangheta, estorsione a ditte sulla Salerno-Reggio Calabria: sei arresti

Sei persone legate alla cosca di ‘ndrangheta Nasone-Gaietti che opera a Scilla, sono state arrestate dai carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria con l’accusa di avere compiuto estorsioni ai danni di cantieri impegnati nei lavori di ammodernamento dell’autostrada A3 Salerno – Reggio Calabria nel tratto di Scilla-Villa San Giovanni. I reati a vario titolo sono di associazione di tipo mafioso, estorsione e furto aggravati dall’aver favorito un sodalizio di tipo mafioso.

Al centro dell’indagine – denominata operazione “Alba di Scilla 2” – c’è la capillare pressione estorsiva esercitata dalla cosca su imprenditori e commercianti locali, con particolari interessi delle famiglie mafiose sugli importanti appalti dei lavori dell’autostrada, con furti e danneggiamenti sul territorio per imporre la forza intimidatrice della ‘ndrangheta.

Particolarmente preziosa per lo sviluppo delle indagini, rilevano gli investigatori, è stata la decisione coraggiosa da parte di alcuni imprenditori di non sottostare al giogo mafioso e di denunciare le arroganti richieste estorsive.

Tra le persone finite in manette anche tre operai dei cantieri dipendenti della società cooperativa Santa Trada, Francesco Alampi (44 anni), Giuseppe Piccolo (33) e Francesco Spanò (41) prendevano disposizioni da Franco Nasone, considerato elemento di spicco della cosca omonima.

I fatti contestati si riferiscono a una vicenda che risale all’aprile 2012, iniziata con un furto di materiale da lavoro accompagnato dal danneggiamento di un furgone di una ditta impegnata nei lavori di ammodernamento dell’A3. Subito dopo era seguita la richiesta di denaro, da una parte finalizzata alla restituzione del materiale sottratto e dall’altra utile a mettere ”a posto” il cantiere. Ovvero sarebbero state chiarite le richieste e le modalità dei versamenti a favore della cosca. Gli operai potevano muoversi liberamente nel cantiere senza destare sospetto al punto da essere definiti dagli investigatori come ”grimaldelli” di Nasone.

I tre operai svolgevano anche funzioni di rappresentanza dei lavoratori dell’azienda e Spanò ricopriva anche il ruolo di rappresentante sindacale. Una diversa ordinanza di custodia cautelare ha colpito invece Giuseppe Fulco, che era già stato arrestato il primo giugno scorso, e la madre Gioia Nasone, ai quali è contestata l’associazione di tipo mafioso. Fulco è ritenuto emissario di Nasone e più volte si è recato sul cantiere esigendo seimila euro, il 3% dell’importo dei lavori. Per ottenere la somma, la cosca ha esercitato pressioni con due danneggiamenti a distanza di pochi giorni. La madre Gioia Nasone avrebbe fatto da tramite tra il figlio detenuto e gli esponenti della cosca rimasti fuori per la prosecuzione dell’attività illecita.

fonte: ‘Ndrangheta, estorsione a ditte sulla Salerno-Reggio Calabria: sei arresti – Adnkronos Cronaca.