E quello di Maradona è un caso particolarmente vantaggioso per il contribuente in caso di adesione. Il suo debito che risale agli anni ’80, quando giocava nel Napoli, è costituito, infatti, per i tre quarti proprio da interessi che nel caso specifico continuano a crescere ad un ritmo di migliaia di euro al giorno.
L’ex campione argentino oggi ha ribadito di ritenersi ”un perseguitato” del fisco italiano. “Sono venuto in Italia per giocare a calcio e i contratti li facevano i miei procuratori. Io non nascondo nulla e so che un giorno arriverà la giustizia”. “Non vengo a cercare lavoro in Italia – ha aggiunto – Io voglio andare a Napoli a vedere partite, salutare gli amici”.
Ma per il fisco la verità è ben diversa. Il debito tributario di Maradona è stato confermato da innumerevoli sentenze della giustizia tributaria, a partire dalla sentenza della Ctp (Commissione tributaria provinciale) di Napoli n. 786/2001, confermata in appello dalla sentenza della Ctr (Commissione tributaria regionale) Campana 1091/2002 e quindi dalla sentenza della Corte di Cassazione n. 3231/2005, per arrivare alla sentenza della Ctp di Napoli n. 321/17/2012.
E proprio per cercare di recuperare parte del debito Equitalia ha più volte tentato di pignorare i beni dell’ex calciatore come l’orecchino, gemelli e compensi di aziende italiane. L’orecchino di brillanti pignorato nel settembre 2009, mentre Maradona si trovava di passaggio a Merano, fu aggiudicato per 25.000 euro nel corso di un’asta pubblica tenuta a Bolzano. Ad aggiudicarsi il gioiello fu una signora, forse una fan del campione.
fonte: Maradona: “Perseguitato dal fisco”. Ma con 10 mln potrebbe chiudere vicenda – Adnkronos Sport.