Il pentito scomparso ritratta: ”Per collaborare minacciato dalla Dda”

logiudice_antonino--400x300“Se non avrei raccontato quello che a loro piaceva mi avrebbero spedito indietro al 41 bis. Mi hanno intimidito”. Scrive precisamente così il pentito Antonino Lo Giudice nel memoriale inviato ai due avvocati reggini in cui ritratta le accuse.

“Mi hanno intimidito le loro parole – prosegue – dandomi l’ultimatum per il giorno seguente e che dovevo pensare bene cosa raccontare quando mi sarei presentato davanti a loro, e con discorsi convincenti, e allora ricordo che ho trascorso la notte senza dormire, incasellando il mio mosaico di discorsi convincenti e compiacenti”.

“Certo – continua – non è stato molto facile, ma ci sono riuscito, da me hanno preteso sempre di più senza lasciarci spazio neanche per respirare, ogni giorno trascorso in quello stato mi sono dovuto inventare ogni tipo di discorso che doveva servire per la mia verità e per la loro convinzione, accettai mio malgrado ogni tipo di supplizio per conquistarmi la patente di collaboratore e riacquistare uno spiraglio di libertà a caro prezzo. Oggi – scrive – mi sono reso conto che non ne valeva la pena”.

Il collaboratore di giustizia ritratta quindi le sue dichiarazioni in merito agli attentati del 2010 alla procura generale di Reggio Calabria e sotto l’abitazione del procuratore generale Salvatore Di Landro e disconosce il ritrovamento del bazooka indirizzato all’allora procuratore di Reggio Calabria Giuseppe Pignatone.

E’ tutto scritto nella lettera inviata ai due avvocati reggini Francesco Calabrese e Giuseppe Nardo, chiedendo che il suo memoriale venga depositato in tutti i processi in cui è stato sentito come teste. Per quel delitto stanno subendo un processo a Catanzaro il fratello Luciano Lo Giudice, Antonio Cortese e Vincenzo Puntorieri.

Il collaboratore di giustizia, di cui non si hanno notizie negli ultimi giorni, ha inviato una busta regolarmente affrancata e con l’indicazione del mittente al figlio Giuseppe che vive a Reggio Calabria. La busta ne conteneva un’altra chiusa indirizzata all’avvocato Calabrese. Le accuse di Lo Giudice riguardano alcuni dei processi più importanti che si stanno celebrando a Reggio Calabria e a Catanzaro, in particolare quello sulle bombe esplose nella città dello Stretto nel 2010 di cui Lo Giudice si è autoaccusato e per le quali ha chiamato in correità altre tre persone.

 

fonte: Il pentito scomparso ritratta: ”Per collaborare minacciato dalla Dda” – Adnkronos Cronaca.