CULTURA – REplay – VIVA L’ITALIA

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A cura di Viviana Gaggiotti

Essere o apparire, questo è il dilemma…

“Viva l’Italia”, ultima fatica cinematografica del regista Massimiliano Bruno, è un’esca preparata con la massima cura. Con il suo inizio leggero da tipica commedia all’italiana, vuole attirare appositamente un pubblico molto variegato.
Il film racconta la storia di un politico come tanti, che in seguito a un malore perde i freni inibitori ed inizia a non controllare più razionalmente i suoi pensieri. Parla senza censure, diventando una mina vagante per se stesso e per il suo partito nonché per la sua famiglia. Per evitare una catastrofe mediatica, corrono in suo aiuto i suoi tre figli: Riccardo, medico integerrimo e socialmente impegnato; Susanna, aspirante attrice di fiction con scarso talento e seri problemi di dizione, Valerio, manager che ha fatto carriera solo ed unicamente perché raccomandato dal padre. Ma quello che sembra essere l’ennesimo film-avvoltoio, parodia di un’Italia ormai irrecuperabile ed alla deriva, si rivela invece una commedia che racconta il bel paese nelle sue tante contraddizioni, senza risparmiare niente e nessuno. Un vero e proprio inno alla vita ed alla rivoluzione, oltre che ad una radicale presa di coscienza.
Chi sperava in una valida alternativa al classico cinepanettone ha dovuto ricredersi. Nonostante gli inizi sboccati ed alcune immagini volutamente trash, “Viva l’Italia” consta di una trama intessuta di parallelismi con l’opera teatrale “Amleto” di Shakespeare.
Ebbene sì. Seppur ben mascherata è proprio lì alla luce del sole. La comicità di questo film non è che il miele sulla tazza da cui dobbiamo bere un’amara medicina, per dirla con Lucrezio.
Tutti gli elementi della tragedia più famosa del mondo sono abilmente trasposti in questo prezioso lungometraggio, a partire dalla mise en abyme della buffonata. Mentre in Amleto i buffoni di corte allestiscono una sceneggiata, nel nostro caso la storia principale è intervallata dagli spezzoni di un programma televisivo in cui lo stesso regista, Massimiliano Bruno, fa un’affilata satira politica leggendo brani della costituzione italiana come se si trattasse di un testo comico.
È ricorrente in arte non credere alle parole del foul, il pazzo… ma è proprio lui il folle oppure è l’unico a dire la verità in un mondo di distratti?
Come svegliare un popolo addormentato? Sarà poi davvero possibile risvegliarli da questo sonno mortale?
Queste sono le domande che ci pone il regista, pungolando all’azione i tre figli del politico “malato di verità”, alias padre fantasma di Amleto, in cerca di vendetta.
Rivedere i filmati di famiglia è per loro un’emozione molto forte: in passato tutto era diverso, più vero ed autentico. Quei filmati corrispondono all’Italia che fu. In poche parole si tratta della NOSTRA famiglia sociale, in cui si ricreano ogni giorno ed in ogni ambiente, le stesse tensioni tipiche dei fratelli.
Nulla è lasciato al caso in questo film. Attenzione speciale merita il rapporto tra Placido e sua moglie, paragonabile all’atteggiamento del tipico scrutatore non votante. “Non ti ho mai amata ma ti ho voluto un gran bene”, afferma pensando al sentimento che lo lega a lei.
E noi? Amiamo l’Italia a tal punto da desiderare di stare accanto a lei nel bene e nel male, nella salute e nella malattia? Oppure siamo lì, pronti a staccare la spina anziché tentare tutte le cure?
“Il rispetto si guadagna con i fatti, non con le parole”, è la risposta secca di una moglie trascurata e di una madre delusa. La nostra.