CULTURA – REplay – SATURNO CONTRO

A cura di Viviana Gaggiotti

Per sempre non esiste.

Fernan Ozpetek. Un nome una garanzia. Non si può di certo dire che sia uno dei registi più acclamati degli ultimi anni, ma di certo è tra i più amati, in segreto e nel silenzio dell’intimità di milioni di fan, che apprezzano la tenera ambiguità che fa da sfondo a quasi tutte le sue opere cinematografiche.
“Bagno turco”, “Le fate ignoranti” e “Magnifiche presenze” sono solo alcuni dei titoli che lo hanno reso celebre in Italia ed in Europa, grazie al taglio assolutamente personale della sua visione del mondo. Fernan riesce a rendere con colori e profumi orientali la sua visione della vita e dell’omosessualità, vista quest’ultima come una peculiarità e non come un ostacolo.<br>I protagonisti di questi lungometraggi sono tutti accomunati da questo “dono” che permette loro di osservare e sentire la vita con maggiore sensibilità e partecipazione emotiva, rispetto agli altri.
Questa è anche la sorte di Lorenzo, protagonista del film “Saturno contro”.
Si tratta di un giovane pubblicitario che convive felicemente con il suo amore, Davide, scrittore, e saltuariamente con il loro eterogeneo gruppo di amici che spesso sciama verso casa loro per cene e feste insieme. Una famiglia, un clan.
Come in una ciotola di couscous alle verdure, la loro amicizia è composta da personalità divergenti, intrecci amorosi che si trasformano in profondo affetto, nazionalità differenti… insomma un esempio concreto di quanto la diversità possa arricchire e creare fermento.
Eppure questo quadro vivace e movimentato subisce un brusco arresto quando, del tutto inaspettatamente, Il protagonista entra in coma per poi morire, alla fine.
In un sapiente gioco di contrasti, il vocio lascia spazio ad un silenzio assordante. La tavola imbandita a festa si cristallizza in una natura morta che non ha più motivo d’essere.
E’ la solita analisi sull’alternarsi tra vita e morte?
Mai aspettarsi banalità da un regista del calibro di Ozpetek. In questo caso non piangiamo la morte dell’amato eroe, semplicemente perché l’eroe non è morto. L’attenzione si focalizza piuttosto sulla tensione emotiva che cresce nella parentesi del limbo, quel periodo denso di incertezze e speranze che segnano le occhiaie, i nervi ed il cuore di chi veglia sulla (r)esistenza di una persona amata.
La vita e la morte si alternano ogni momento nella vita di ciascuno di noi. Come la terra gira su se stessa mentre a sua volta compie un’orbita attorno al sole, allo stesso modo, nella nostra crescita, moriamo per rinascere come un bruco che depone il suo bozzolo per diventare farfalla. Nel passaggio da una fase all’altra della vita, dobbiamo avere la forza di guardarci crescere senza imporci aspettative troppo rigide.
Tutto questo era palesemente chiaro sin dal titolo del film in questione: Saturno rappresenta il destino e compie un’orbita di 30 anni, pari all’età media dell’uomo. Il momento dei ripensamenti, delle insoddisfazioni e degli assestamenti.
In astrologia ogni passaggio di Saturno è da intendersi come un’occasione imperdibile per risvegliarsi dalla somma ignoranza di dare valore permanente ad una realtà che è ciclica e mai permanente. E nascere con Saturno contro significa essere persone che vivono in maniera asfissiante il proprio rapporto con la maschera di se stessi che ci si è costruiti. Si tratta di individui sempre ancorati ai loro desideri e ai loro ricordi, e così sempre presenti nel passato e nel futuro, ma mai presenti nel presente.
Ecco allora come interpretare la frase cardine di tutto il film, pronunciata da Lorenzo pochi istanti prima del coma: “Ci sono momenti come questo in cui riesco a sentirmi felice, non so bene perché… ma vedere Davide insieme ai nostri amici mi fa sentire al sicuro… so cosa dicono, cosa pensano e anche se sono sempre le stesse cose mi va bene così…non voglio sorprese, novità, colpi di scena… voglio che tutto rimanga come è adesso… per sempre… anche se so che per sempre non esiste.”