CULTURA – REPLAY – “IL PRINCIPE ABUSIVO’”

A cura di Viviana Gaggiotti

“C’erano una volta una principessa ed uno scroccone… “<

Quante volte abbiamo sentito una fiaba cominciare così? Nessuna!
Proprio per questo l’idea di Siani, alle prese con il suo primo film da regista, ha cominciato a suscitare curiosità fin dal titolo, che crea nell’immaginario collettivo un personaggio del tutto nuovo: il principe abusivo.
Strano accostamento semantico, che smorza l’aura reale e distaccata del titolo nobiliare, facendo sorridere.
Eppure non si tratta di una scelta casuale o di una trovata pubblicitaria. In questo modo Siani svela sin da subito il suo vero intento, ossia quello di dimostrare il valore della nobiltà d’animo, in grado di lasciare un segno molto più profondo di quella sociale.
E ci riesce, mettendo a confronto il giorno e la notte: una bionda ed ingessata Sarah Felberbaum ed un riccioluto ed impenitente Alessandro Siani, che tra un flash ed una risata svelano a tutti noi come è facile innamorarsi, davvero. <br>
L’incontro / scontro tra i due protagonisti non avviene per caso. La principessa semisconosciuta, pur ottenere la notorietà spettata in passato alle sue ave, ascolta il consiglio del ciambellano di corte (un fenomenale Christian De Sica, qui incredibilmente somigliante al padre Vittorio)di iniziare una relazione con un povero uomo comune.
La notizia desterebbe scandalo rendendola, agli occhi del mondo, più umana e vicina alle problematiche “reali”. Ed è proprio su questa ambiguità della parola “reale” che il film sviluppa una storia che sa di popcorn e champagne.
“La parola diversi è brutta, perché l’amore ci rende uguali. Voi vi chiamate reali, ma siete distanti dalla realtà”. Ecco la citazione più rappresentativa di questa favola moderna. Espressione della delusione d’amore di Siani nel momento in cui si rende conto del fatto che l’interesse della ragazza non è diretto a lui, bensì al ritorno d’immagine che può derivare dalla loro storia. Allora, aiutato dal ciambellano, avviene la trasformazione. Lo scroccone napoletano diventa un romantico ed elegante principe che illumina di stelle la grigia esistenza della giovane.
Una sorta di “bella e la bestia” ambientata ai tempi moderni.
Ma attenzione: le apparenze ingannano.
Il ragazzo napoletano dai modi grezzi ma con la ferrea volontà di cambiare per amore è forse da considerarsi una “bestia”? O forse i reali, che con le loro macchinazioni vivono in una torre d’avorio ben lontani dai problemi che sporcano ogni giorno la vita di noi comuni mortali, sono dei lupi travestiti da agnelli?
Questi gli interrogativi profondi che fanno vibrare il cuore alla fine di un film che, come un fuoco d’artificio, scoppia fragoroso nelle risate del pubblico, per poi sfumare in una lacrima quando il principe abusivo decide di lasciare la bella…
Il cuore di un Napoletano però vibra ancora di più, in sintonia con quello del giovane regista. Napoli e Siani, la vera coppia gemella di ogni suo film. La sua città, sempre accostata alla criminalità ed alla spazzatura, vive da sempre coperta da una maschera che la rappresenta solo a metà, ma che non tiene conto degli sforzi di chi lavora ogni giorno per far prevalere la sua parte migliore.
Ecco perché, come rivela lo stesso protagonista in un’intervista, ha voluto rappresentare la sua città nella sua bellezza autentica ma silenziosa, mostrando a tutti l’altra Napoli, quella che c’è ma che non si vede.
Questo inquadrando i ragazzi in moto con il casco, i classici vicoli senza i panni stesi al vento…
Piccoli accorgimenti che mostrano una trasformazione sincera, quella di un principe abusivo e di una eterna regina Napoli.