Appello respinto, l’attivista italiano di Greenpeace resta in carcere in Russia

2013 Mediteranean Fisheries TourRespinto l’appello per Cristian D’Alessandro. L’attivista italiano, membro dell’equipaggio della nave Arctic Sunrise, attualmente trattenuto in custodia cautelare in Russia, resta in carcere, con l’accusa di pirateria. A dare la notizia è Greenpeace in un tweet.

L’udienza per la richiesta di scarcerazione di D’Alessandro si è tenuta martedì. Gli avvocati di Greenpeace hanno chiesto la scarcerazione su cauzione per lui, per gli altri 27 attivisti e per i 2 giornalisti free lance. Così come per gli altri casi esaminati finora, anche per Cristian il ricorso è stato respinto.

Rimane per tutti l’accusa di pirateria, secondo l’articolo 227 del Codice penale russo. Gli attivisti di Greenpeace rischiano fino a 15 anni di detenzione. Sono quasi 1 milione e 400mila le firme per chiedere alle autorità russe il rilascio degli attivisti. Le diplomazie di vari Paesi si stanno muovendo, anche la Presidente del Brasile, Dilma Rouseff, ha assicurato il suo interessamento. Al Quirinale sono giunte le oltre 100mila firme di sostegno all’appello della madre di Cristian perché l’Italia intervenga.

L’equipaggio dell’Arctic Sunrise, gli attivisti e i due giornalisti freelance a bordo della nave sono nelle mani delle autorità russe da giovedì 19 settembre, quando la Guardia Costiera ha abbordato e sequestrato la nave rompighiaccio di Greenpeace in acque internazionali. Dal 24 settembre sono detenuti in strutture di detenzione preventiva intorno alla città di Murmansk e non sempre è assicurato loro spazio a sufficienza, riscaldamento o accesso all’acqua potabile.

Tra quattro giorni sarà già trascorso un mese da quando Cristian D’Alessandro è stato sequestrato con gli altri 29 attivisti, a bordo dell’Arctic Sunrise, dalla Guardia Costiera russa. Aristide D’Alessandro, il padre dell’attivista napoletano di 31 anni, raggiunto al telefono dall’Adnkronos non nasconde la propria preoccupazione. “Quella di oggi è una decisione che ci aspettavamo, era nell’aria, rientra in un disegno complessivo che coinvolge anche gli altri attivisti, ma la nostra preoccupazione è che così continua il vero dramma che è quello della carcerazione preventiva. Se almeno li tenessero fuori dal carcere sarebbe diverso…”.

Preoccupazione acuita da quell’unica telefonata, risalente a giovedì scorso, in cui i familiari hanno potuto parlare con Cristian. “Giovedì gli abbiamo parlato per la prima volta, è stata una cosa improvvisa per noi e anche per lui che chiede sempre di telefonare, ma per un motivo o per un altro non ci riesce mai. E’ stato un piacere sentirlo, ma abbiamo anche saputo che sta soffrendo – racconta Aristide – anche se Cristian è una persona forte, resistente sotto il profilo psicologico. Ma qui parliamo dell’estrema Siberia…”. Resta poi l’incertezza sulle prossime scadenze: “non sappiamo cosa ci aspetta, tutto dipende dalla chiusura dei reati contestati, e non sappiamo quanto tempo ci vorrà”.

 

fonte: Appello respinto, l’attivista italiano di Greenpeace resta in carcere in Russia – Adnkronos Prometeo Sostenibilità In Privato.