Amanda Knox scrive: “Io innocente, non sono presente in aula perché ho paura”

amanda_knox_processo6_ibp--400x300”Non ho ucciso. Non ho stuprato. Non ho rubato. Non ho tramato. Non ho istigato. Non ho ucciso Meredith”. A scriverlo è Amanda Knox in una email letta stamattina alla Corte d’Assise d’Appello di Firenze, in cui è in corso il processo bis ad Amanda Knox e Raffaele Sollecito.

“Non ho partecipato alla sua uccisione -prosegue- Non ho avuto nessuna conoscenza precedente o speciale di quanto accaduto quella notte. Non c’ero e non avevo niente a che fare. Non sono presente in aula perché ho paura della veemenza dell’accusa”.

“Nessuna prova scientifica -scrive ancora Amanda Knox nell’email letta stamattina in aula a Firenze – mi rintraccia nella camera da letto di Meredith, perché non c’ero e non ho partecipato a questo crimine. L’assassino ha lasciato tracce abbondanti della sua presenza sulla scena brutale. Nessuna prova scientifica mi rintraccia nella scena stessa brutale”.

Per l’americana, condannata e poi assolta insieme all’ex fidanzato Raffaele Sollecito per l’omicidio di Meredith Kercher, “l’accusa ha fallito a spiegare come avrei potuto patecipare all’aggressione, all’omicidio, senza aver lasciato nessuna traccia genetica. Questo è perché è impossibile. E’ impossibile identificare e distruggere tutte le tracce genetiche di me stessa. O c’ero o non c’ero e l’analisi della scena del crimine risponde a questa domanda: io non c’ero”.

”Il mio comportamento dopo la scoperta dell’omicidio indica la mia innocenza. Non sono scappata dall’Italia mentre ne avevo l’opportunità”, scrive ancora Amanda. ”Sono rimasta a Perugia – aggiunge – e rispondevo alle chiamate della polizia per più di 50 ore in quattro giorni, convinta di poterli aiutare a trovare il colpevole. Mai avrei pensato che avrebbero usato la mia ingenua spontaneità per supportare i loro sospetti”.

E inoltre riferendosi alla calunnia nei confronti di Patrick Lumumba, dice: ”Gli investigatori mi hanno fatto firmare una ‘confessione’ falsa che era priva di senso e non avrebbe dovuto essere considerata una prova legittima”.

Amanda parla di “una tortura psicologica”. “Ero interrogata in una lingua che conoscevo appena e senza un difensore – sostiene – Mi hanno mentito, urlato, minacciato, dato due scappellotti sulla testa. Mi hanno detto che avevo constatato l’uccisione di Meredith e che soffrivo di amnesia. Mi hanno detto che non avrei mai più rivisto la mia famiglia se non riuscivo a ricordare cosa fosse successo a Meredith”. “Dobbiamo riconoscere che una persona può essere portata a confessare perché torturata psicologicamente”.

 

fonte: Amanda Knox scrive: “Io innocente, non sono presente in aula perché ho paura” – Adnkronos Cronaca.