“Non stiamo prendendo in considerazione impegni a tempo indeterminato. Non stiamo valutando un approccio che preveda l’invio di uomini sul terreno”, ha aggiunto Obama, ribadendo poi ancora che non sarebbe in nessun caso una campagna di lunga durata.
Anche il segretario di Stato americano John Kerry lo aveva messo in chiaro. “Sappiamo che dopo un decennio di conflitto, il popolo americano è stanco di guerra. Credetemi, lo sono anch’io”. Ma questo “non ci assolve dalla nostra responsabilità”, ha detto Kerry assicurando che “un’eventuale azione americana avrà una durata limitata”, si tratterà di un’azione “mirata” e senza soldati sul terreno: gli Stati Uniti non ripeteranno in Siria l’esperienza dell’Iraq, o dell’Afghanistan e della Libia.
L’attacco compiuto il 21 agosto scorso alla periferia di Damasco con armi chimiche ha provocato 1.429 morti, tra cui 426 bambini. “Questo è quello che ha fatto Assad al proprio popolo”, ha detto Kerry citando l’esito del rapporto di intelligence messo a punto dagli esperti americani. “Sappiamo da dove sono stati lanciati i missili, sappiamo l’ora e sappiamo dove sono atterrati. Partivano da zone controllate dal regime e finivano su zone controllate dall’opposizione”.
“Sappiamo – ha proseguito Kerry, riepilogando l’esito dell’inchiesta, che ha definito “chiaro” – che il regime di Assad ha il più grande programma di armi chimiche dell’intero Medio Oriente, sappiamo che ha usato queste armi diverse volte quest’anno, su piccola scala, contro il proprio popolo”, inclusi nei luoghi non lontani dall’attacco di mercoledì scorso. “Sappiamo che il regime voleva far piazza pulita dell’opposizione”