Il fatturato dell’organizzazione ammontava a 5.400 euro al giorno, due milioni di euro all’anno. A capo della banda, che garantiva anche sostegno legale e un assegno mensile alle famiglie degli arrestati, c’erano due uomini P.M., 33 anni, ‘er faciolo’ e S.E., 32 anni, ‘er fagocero’. Lo scambio avveniva nell’arco di pochi secondi. Gli acquirenti, provenienti da tutta la città e anche da fuori Roma, come in fila a un distributore di benzina, attendevano nella loro auto che lo spacciatore si avvicinasse e consegnasse la dose di cocaina.
Per non interrompere l’attività ai pusher veniva consegnato anche il pranzo al sacco. “A febbraio scorso durante l’emergenza neve, il capo organizzazione impose ai suoi ‘dipendenti’ di andare a spacciare nonostante la città fosse bloccata”, ha spiegato il comandante della compagnia di Montesacro, Alessandro Di Stefano. Il modus operandi si è modificato nel corso del tempo, dopo i primi arresti. A quel punto gli spacciatori si sono spostati nei cortili e all’interno delle case.
Lo spaccio veniva realizzato nelle zone comprese tra via Montegiorgio, via Corinaldo e via Pievebovigliana. Sul posto veniva acceso il fuoco in un bidone per distruggere lo stupefacente in caso di interventi delle forze dell’ordine.
L’indagine, condotta da maggio 2011 a giugno 2012, ha portato a 35 arresti in flagranza, centinaia di segnalazioni di acquirenti e al sequestro di due pistole con silenziatore.