“Le citta’ metropolitane restano istituite solo sulla carta e la loro operativita’ – continua lo studio del governo – sarebbe ostacolata da una serie di fattori: mancanza di definizione del sistema elettorale del consiglio metropolitano; incertezze sui rapporti tra sindaco del comune capoluogo e sindaco metropolitano; incertezze sui rapporti patrimoniali e finanziari; perimetro diverso per Firenze e Milano”.
Ci sarebbe un “sostanziale ritorno al decreto Salva Italia, con i seguenti problemi: i perimetri e le dimensioni delle province restano quelli attuali e quindi ‘rinascono’ 35 province”. Inoltre “viene meno l’individuazione delle funzioni ‘di area vasta’ come funzioni fondamentali delle province, sicche’ le province restano titolari di sole funzioni di indirizzo e coordinamento. Ne consegue che le Regioni dovranno emanare entro la fine di quest’anno leggi per riallocare le funzioni tra comuni e regioni medesime”.
“Non potendo allocare le attuali funzioni provinciali a livello comunale, – sottolinea lo studio del Dipartimento Riforme -trattandosi per l’appunto di funzioni di area vasta e quindi di livello sovracomunale, cio’ comportera’ tendenzialmente la devoluzione delle funzioni alle regioni con conseguente lievitazione dei costi per il personale (il personale regionale costa piu’ di quello provinciale e comunale) e la probabile costituzione di costose agenzie e societa’ strumentali per l’esercizio delle funzioni; se le Regioni non provvedono lo Stato dovra’ intervenire in via sostitutiva, quindi bisognera’ valutare, regione per regione, come riallocare le funzioni ora esercitate dalle province”.