Pasqua, i riti del dolore

vattiant_sangue_flickr--400x300Settimana Santa all’insegna della tradizione nel Belpaese. Tanti gli appuntamenti in cui la cultura popolare dà vita a manifestazioni che ricordano la passione di Cristo. Con eventi che si ripetono nel tempo e che, all’aspetto religioso, uniscono tradizione pagana e cultura popolare, in un mix dove non manca la rappresentazione del dolore, con sangue e violenza che sono reali.

In Calabria c’è la secolare tradizione del rito dei flagellanti di Nocera Terinese, risalente all’incirca al 1260-1300 d. C., che si ripete ogni anno in occasione del Venerdì e del Sabato Santo di Pasqua nel comune in provincia di Catanzaro. Video

Nelle vie del piccolo comune si compie il ‘Rito del sangue’ mediante un’autoflagellazione messa in atto dai ‘Vattienti’, persone del luogo che per devozione, per grazia ricevuta o per un voto si percuotono i ‘polponi’ delle cosce e delle gambe con la ‘Rosa’ (un disco di sughero levigato), fino a farvi confluire il sangue; dopodiché passano all’uso del ‘Cardo’ (altro disco di sughero sul quale sono infissi 13 pezzi di vetro acuminati che rappresentano Gesù e gli apostoli, tenuti insieme da una mistura di cere vergini) provocandosi profonde lacerazioni con una conseguente abbondante fuoriuscita di sangue. I ‘Vattienti’, che fanno lo stesso percorso della processione della Madonna Addolorata (gruppo ligneo di circa 5 quintali risalente forse al 1390), indossano un pantaloncino nero rimboccato fino ai fianchi, una maglietta nera e una corona di spine di ‘Sparacogna’ (cespuglio spinoso degli asparagi selvatici) appoggiata su una bandana nera detta ‘Mannile’. A distanza di qualche metro dal ‘Vattiente’ segue l”Acciomu’ (ecce homo), un giovane dal torso nudo che indossa un panno rosso e porta una croce di canna o stecche di legno, rivestita con strisce di panno rosso; anch’egli con una corona di spine in testa. Il flagellante, infine, ha al suo seguito un terzo elemento: un amico con una tanica di vino rosso (per ricordare l’aceto dato a Gesù con la spugna) da versare sulle parti insanguinate.Terminato il giro ‘penitenziale’, il ‘Vattiente’ torna nel luogo di partenza e lava le parti percosse con un infuso di rosmarino – che ha forti proprietà cicatrizzanti – messo a bollire in un pentolone.

 

fonte: Pasqua, i riti del dolore – Adnkronos Cronaca.