Viene percepito come pericoloso il furto delle informazioni personali, si ritiene che il rischio maggiore di queste sottrazioni sia online, ma la protezione avviene in modo elementare e a volte contraddittorio. Il 67% degli italiani, ad esempio, non cambia le proprie password di frequente.
“Soprattutto – sottolinea lo studio – siamo poco consapevoli della dimensione del patrimonio dei nostri dati personali. Lo studio ha chiesto agli italiani cosa ritengano faccia parte dei propri dati personali e quali siano la rilevanza e il rischio del loro furto. Ne emergono quattro profili comportamentali: gli ottimisti, i previdenti consapevoli, i fiduciosi e gli ansiosi vulnerabili”.
Innanzitutto, si considera tale patrimonio legato soprattutto a informazioni tradizionali: “Il 92% di noi concorda che sia composto dai dati anagrafici, l’85% considera compresi anche i dati sanitari, oltre l’80% annovera quelli economico-finanziari e i dati degli strumenti di pagamenti (es. il numero di carta di credito), ma solo il 58% ricomprende nel patrimonio informativo personale anche i dati sugli spostamenti, come quelli generati dalla geolocalizzazione sui social network, oppure i dati della navigazione online, ad esempio la cronologia del browser”.